Tour sulla Dordogne con l’AICAN

10 Settembre 2017

Grazie al sodalizio tra Alpi Kayak e AICAN sono venuto a conoscenza di questo tour, programmato per la settimana dal 19 al 26 agosto, e ho deciso di partecipare.
Partito sabato 19 al mattino con Alberto, dopo quasi 12 ore di viaggio (ritardo dovuto a uno svincolo chiuso vicino a Lione e al fatto di essere poi passati per statale, dopo aver constatato che con le canoe canadesi sul camper pagavamo la tariffa dei TIR), siamo infine arrivati alla sera al primo campo nei pressi di Brivezac. Posto bellissimo, direttamente in riva al fiume, in una ampia radura in mezzo al bosco.
Qui ho incontrato gli altri partecipanti che ancora non conoscevo, a parte Pat e la moglie Cori. Un’allegra ed eterogenea brigata composta da vecchi lupi di fiume e giovani speranze, capitani di lungo corso e mozzi, marinai d’acqua dolce e salata… Si è subito fatta notte inoltrata, tra racconti, ricordi di vecchie avventure e promesse di nuove, sull’onda di abbondanti bevute. Mi son sentito a casa.
Il mattino successivo ho rapidamente capito che l’inflessibile organizzazione teutonica, che tanto temevo, era solo uno spauracchio e che tutto avveniva invece con ritmi rilassati (e pericolosamente simili a quelli dell’AK). Al momento di imbarcarci, si era fatta l’una e mezza.
La tappa, di una ventina di km, prevedeva la partenza a monte del pittoresco borgo di Argentat e sbarco direttamente al campeggio. Per l’occasione mi è stato offerto di condurre la canoa di Mari, una splendida prospector della Nova Craft, in carbonio, una vera opera d’arte… Poiché la sera prima Gianni, simpatico veterano romano, aveva smascherato le mie avventure fluviali dei vecchi tempi, mi è stato dato anche il compito di aprire il gruppo, insieme a Cori e Alberto sulla sua Esquif.
If fiume ha comunque rivelato subito il suo carattere bonario: acqua prevalentemente poco profonda e abbastanza limpida, da quasi ferma e moderatamente vivace. Rapide consistenti al massimo in modeste correntine con qualche piccola onda. La difficoltà maggiore si è subito rivelata quella di trovare i passaggi più profondi e puliti, onde non rischiare di far dragare la stupenda barca affidatami. Il paesaggio decisamente da cartolina, soprattutto attraversando l’antico borgo di Argentat.
Una cosa che è saltata subito all’occhio è la pulizia del fiume e delle sue sponde. Benché intensamente frequentato è apparso immune da quelle scene di degrado purtroppo così abituali invece nei nostri corsi d’acqua di pianura, e non solo. Basti pensare che in circa 130 km discesi, le bottiglie di plastica avvistate si contavano sulle dita di una mano!
Il giorno successivo, complice il fatto che l’imbarco avveniva direttamente dal campeggio, e nonostante la bisboccia della serata precedente, grande dimostrazione di efficienza: partiamo alle 11,30! Considerato che dovevamo solo fare colazione e portare un paio di mezzi allo sbarco, non male… Il percorso, fino a Liourdres, attraversa l’ameno borgo di Beaulieu sur Dordogne, dove ci si ferma a fare merenda, il bagno e una breve visita al paese.
Qui è presente uno sbarramento ma, come quello incontrato più avanti, attrezzato con uno scivolo per permettere la navigazione delle canoe. La “cultura” del fiume qui è molto sentita.
La sera cena, organizzata da AICAN, a Liourdres, proprio in riva al fiume, con prodotti locali, tra cui spiccava una deliziosa anatra arrosto con patatine.
Mercoledì 22 la tappa va da Liourdres a Vayrac, da segnalare in questo tratto la bellissima Ile des Escouanes. Poiché si è ormai capito che rapide vere e proprie il fiume non ne presenta restituisco a Mari la sua preziosa Prospector e opto per scendere da solo con la mia Pyranha, stretta e bassa di bordo ma piuttosto veloce. Naturalmente mi faccio preciso dovere di mantenere almeno la stessa velocità degli equipaggi doppi, e ingaggio anche qualche tamarrissima garetta con i sit on top da noleggio incontrati durante il percorso, col risultato che al termine della discesa la spalla mi duole un poco, complice anche il micidiale piattone di fine tappa.
Nella notte la situazione non migliora, perciò il giorno successivo decido di saltare la tappa e di fare un po’ il turista. Visita quindi al caratteristico borgo di Carennac, in cui si trova un castello tardo medievale e la chiesa romanica di Saint-Pierre con il pregevole timpano scolpito.
Il giovedì la mia spalla non è ancora molto collaborativa, ma soprattutto siamo vicino al famoso santuario di Rocamadour, il cui nucleo romanico (del XII e XIII secolo) è abbarbicato e quasi incastonato nella parete rocciosa che sovrasta il villaggio e sulla cui cima è arroccato un castello del XIV secolo. Assolutamente da non perdere. Con Cori decidiamo quindi di bigiare la discesa e di andarlo a visitare.
Ci si ritrova la sera davanti alla consueta allegra tavolata.
Il venerdì la tappa è da St. Julien de Lampon a Vitrac. Il fiume è diventato molto ampio, l’acqua tiepida. E’ molto frequentato ma rimane sempre pulito e curato. Sono presenti noleggiatori di canoe in ogni centro abitato.
Questa parte del fiume è caratterizzata da alte falesie in cima alle quali spesso si possono ammirare fiabeschi castelli. In questa tappa faccio equipaggio sulla mia Pyranha con il giovane Leopold, il simpatico nipote di Annette e Jean Louis, che mette alla prova il mio equilibrio agitandosi con tutto l’entusiasmo della sua età.
Il sabato è prevista l’ultima tappa, fino a Fayrac, ma poiché il viaggio di ritorno si preannuncia lungo, con Pat, Cori e Alberto decidiamo di metterci già sulla via del ritorno. Pat e Cori direttamente, mentre io e Alberto optiamo per passare dalla valle del Tarn per percorrere un pezzo delle famose gole. Decisione felice perché riusciamo a percorrere circa 11 km nella parte più bella e spettacolare delle gole. Il fiume è più piccolo della Dordogne e l’acqua davvero poca, ma trasparente come il cristallo e ricca di pesci. Grossi barbi sostano sul fondo incuranti del nostro passaggio e delle pagaie che li sfiorano. Per descrivere lo scenario c’è una sola parola: maestoso. Anche qui noleggiatori ovunque e canoe a grappoli, ma sempre tutto meravigliosamente pulito, di immondizia sul fiume non c’è traccia.
Rientriamo infine la domenica con gli occhi e il cuore ancora pieni di tanta bellezza.
Un saluto e un ringraziamento sincero all’AICAN e a tutti gli amici che hanno reso possibile, e mi hanno accompagnato in, questa bella avventura. Un ringraziamento particolare a Neno e a Jean Louis che hanno curato la logistica e organizzato il tutto. E menzione d’onore anche a Olmo che ha lanciato l’idea di questo tour, anche se poi all’ultimo momento non ha potuto partecipare.

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