Era già da un po’ che, complici le belle giornate quasi primaverili, desideravo fare un’uscita in canoa. Dal momento che non sembra esserci acqua nei torrenti entro un raggio di km ragionevole, riesco a convincere Valerio e Francesca a fare una discesa turistica. E’ l’occasione buona per esplorare l’ultimo tratto della Dora Baltea, da Saluggia alla confluenza con il Po. L’intenzione è poi di proseguire sul grande fiume, fino al ponte di Crescentino.
La domenica a mezzogiorno ci vede quindi pronti sulle sponde dello scaricatore del canale Farini, a Saluggia. Per l’occasione io e Francesca scenderemo con la mia canadese, barca estremamente veloce nel suo genere, ma assolutamente inadatta alle onde, a causa della larghezza di soli 60 cm e soprattutto del fianco libero molto basso (è un attimo imbarcare acqua e affondare), quindi dovremo fare un po’ attenzione e forse un paio di trasbordi. Valerio userà invece il mio sea kayak, uno scafo in composito di quasi 5 mt e mezzo, molto veloce ma assai poco maneggevole.
Scaricato il materiale, mentre Valerio si occupa di impacchettare le provviste per la merenda e di portare il tutto sulla sponda, Francesca ed io andiamo a portare a valle una vettura per il recupero.
E qui toppiamo clamorasamente: Crescentino infatti sembrava troppo vicino, quindi decidiamo di proseguire fino quasi a Trino, così i km di discesa diventano una 20ina… faremo in tempo a pentircene più tardi.
All’una, finalmente si parte.
Poiché il livello è ancora basso e le temperature fresche, l’acqua della Dora è limpidissima. Passiamo davanti al deposito Sorin (il più grande deposito di scorie nucleari d’Italia, astutamente dislocato e poco più di 50 mt dalle sponde del fiume!!). La navigazione procede spedita per i primi 2 o 3 km, finché arriviamo al ponte su cui passa il canale Cavour. Qui si crea un po’ di dislivello sotto le arcate, quindi ci fermiamo per ispezionare. Sembra incredibile fare scouting su rapide di primo o secondo grado… eppure con le imbarcazioni che abbiamo anche questi diventano “passaggioni”.
La terza arcata da dx sembra buona, una corrente veloce con qualche onda, ma senza ostacoli e con fondo sufficiente. Valerio prova il passaggio con il sea kayak e arriva in morta a valle senza problemi. Dal momento che il trasbordo non è agevole decido di provare anche io con la canadese, ma da solo, in modo da avere la punta scarica e non “infilarmi” nelle onde. Francesca mi aspetterà quindi a valle, e io risalgo per tentare il passaggio.
Dopo un ultimo controllo al materiale, che sia tutto ben fissato, mi posiziono inginocchiato sul fondo ai ¾ di poppa della canadese e parto. Qualche pagaiata per prendere un po’ di abbrivio e affronto la prima onda. Una secchiata d’acqua ma si passa, galleggio bene sulle turbolenze successive e alla seconda onda altra secchiata, per fortuna non ce n’è una terza e arrivo tranquillamente in morta con solo una decina di cm di acqua in canoa. Sgottiamo e si riparte.
Un’altro paio di km di navigazione tranquilla e arriviamo al ponte di Borgo Revel sulla SP31 bis.
Anche qui ricognizione, e questa volta tocca a Valerio trasbordare perché un canaletto in cui passare c’è, ma il livello è molto basso e sassoso, e li rischio di spaccare la deriva del kayak in fibra non è trascurabile.
Con la canadese invece riusciamo a passare senza troppi problemi, pur finendo con la punta su un banco di ciottoli affiorante.
Si prosegue e dopo un altro breve tratto arriviamo alla confluenza con il grande fiume. Abbiamo fatto circa 6/7 km, ma abbiamo perso un sacco di tempo nelle ricognizioni così sono già quasi le 15. Ci mettiamo a pagaiare di lena sul Po e in una mezz’oretta superiamo la distanza che ci separa dal ponte di Crescentino. Realizziamo quindi che avremmo fatto assai bene a fermarci qui… purtroppo la vettura per il recupero è a ancora a valle una decina di km…
La fame si fa anche sentire, ma prima di fermarci a fare merenda decidiamo di fare ancora un po’ di strada e proseguiamo ancora per una mezz’oretta.
Verso le 15,30 ci fermiamo su una bella spiaggia di ciottoli bianchi esposta al sole. Il tempo di un panino e una birretta e si riparte, non sappiamo bene quanta strada dobbiamo percorrere, e la corrente sembra rallentare impietosamente, costringendoci a spendere le ultime energie sulle pagaie.
Il paesaggio sul grande fiume sarebbe anche bello, se non fosse per le centinaia di brandelli di nylon che adornano le piante e i cespugli sulla riva, fino a oltre un metro di altezza, come dei festoni carnevaleschi che ci ricordano quanto l’uomo e la sua inciviltà siano nefasti per l’ambiente.
Lungo le sponde incontriamo prima una mandria di bovini che si abbevera e poi un tram abbandonato in mezzo alle campagne (come ci sarà arrivato)?
Finalmente verso le 17 arriviamo al punto in cui avevamo lasciato l’auto. Naturalmente sulla riva fa bella mostra di sé una piccola discarica abusiva che sfoggia gemme come un vecchio lavabo, calcinacci e laterizi vari, plastiche di vario tipo e altra rumenta…
Cerchiamo di far finta di niente mentre ci cambiamo e carichiamo imbarcazioni e materiale, ma la carogna sale.
A parte quest’ultimo dispiacere una bella giornata e un ottimo allenamento, a sera siamo tutti belli pesti.
Ultima nota: Francesca è il miglior partner che abbia avuto in canadese, è leggera e non ha mollato un momento di spingere sulla pagaia. Brava Franci.