“Teppa”, un racconto di canoa.

13 Marzo 2018

Marco è il mio maestro di canoa. Con Pietro e Alberto ha formato un formidabile terzetto; insieme, sui bellissimi torrenti delle valli torinesi, hanno aperto percorsi affrontati, prima di loro, solamente da canoisti stranieri, e ignorati dalle guide nostrane.
Io sono poco più che un principiante, ma Marco dice che sono pronto per la Stura di Valgrande: imbarco alla segheria di Cantoira e sbarco ai Sabbioni. A tre quarti del percorso vengo frullato da una rapida di quarto grado, che lo stesso Maestro scende con difficoltà. Io finisco a bagno; nuoto e recupero a fatica canoa, pagaia e fiato, ma Marco è implacabile: “bisogna rifarla”. Anche questa volta mi ribalto, ma riesco a raddrizzarmi con l’eskimo e, soddisfatto, mi illudo che sia finita. No, il Maestro è un maledetto teutonico perfezionista: il terzo tentativo, che mi succhia le ultime energie, riesce perfettamente, e Marco battezza la rapida col mio nome.

Allo sbarco, stravolti, ci carichiamo i kayak in spalla per raggiungere la piazzola dove abbiamo lasciato un’auto. Percorriamo una sterrata che passa di fianco ad una casa rurale; un luogo incantevole, dove tre o quattro vacche pascolano tranquille; un cane, diffidente, ci abbaia e un anziano signore ci viene incontro, garbato e sorridente. Ci chiede stupito perché non alziamo la sbarra all’inizio della stradina e non portiamo giù la macchina, invece di fare tutta quella fatica.
Facciamo così la conoscenza del signor Teppa, che ci invita ad accamparci pure sui suoi prati, quando l’erba sia tagliata, e ci indica dove non entrare, aggiungendo: “sapete, questi montanari sono poco ospitali”.
Da quel giorno “ci vediamo da Teppa” non è solo un modo per organizzare una discesa; sono ore piacevoli, ospiti di una persona speciale anche quando, in estate, la Stura non è più navigabile.
Una domenica d’inverno vado a trovarlo a casa, su ai Bruschi; gli porto alcune fotografie che lo ritraggono compiaciuto e impettito sullo sfondo dei suoi prati, le sue mucche, la Stura. Mi accoglie in cucina, riscaldata dalla stalla comunicante, dove gli animali trascorrono beati la stagione fredda. La moglie, bionda, rubizza, poderosa e gentile, mi offre in regalo una cassetta delle loro mele, di quelle piccole e asprigne, ma assolutamente naturali.

Erano i primi anni ottanta. La Stura oggi non è più la stessa, stravolta dalle alluvioni e dalle ruspe.
Anche la rapida Nigrotti è cambiata, e ai Sabbioni è rimasta una casa rurale in mezzo ai prati, disabitata.
Ma i giovani canoisti che affollano la Stura, e che a quei tempi non erano ancora nati, per organizzare una discesa dalla segheria si danno tuttora appuntamento “da Teppa”.

Autore: Mario Nigrotti

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